Tra barocco, cartapesta e vecchi modi di dire
Conosciuta come la culla del barocco, Lecce per me è stata veramente una rivelazione.
Mi aspettavo di trovare ad accogliermi una bella città, ma mai avrei immaginato fosse così ricca di tesori tutti da scoprire.
Ho iniziato ad esplorarla passeggiando senza meta per i suoi vicoletti in un’assolata giornata di fine anno; partendo dalla Dimi House, il bed&breakfast in cui ho alloggiato, mi sono subito imbattuta nel Castello Carlo V. Non mi sono addentrata nelle sue sale, ma già attraversando i cortili ne si percepisce la maestosità.
Proseguendo la mia passeggiata, in breve tempo sono arrivata in Piazza Sant’Oronzo. Qui a colpirmi sono stati l’Orologio delle Meraviglie e l’Anfiteatro Romano.
Il primo si trova sulla facciata del palazzo che ospita il Banco di Napoli, all’incrocio con via Templari; è in stile liberty e realizzato in bronzo e rame smaltato, è decorato con le costellazioni e i segni zodiacali. Io sono rimasta affascinata dai suoi colori che, illuminati dal sole, lo rendono una vera calamita per gli occhi. Confesso che con quel mix di verde e azzurro, se ci fosse una versione miniaturizzata, lo vorrei come ciondolo.
Passiamo poi all’Anfiteatro Romano: dopo aver visitato il Colosseo e l’Arena di Verona, vedere che di questo sono rimasti solo pochi resti e tutti sotto il livello stradale, fa un po’ male al cuore. Ma se si chiudono gli occhi e si prova ad immaginarlo in tutto il suo splendore, alto quanto i palazzi che lo circondano… beh, l’effetto cambia tanto.
Considerate che questo anfiteatro venne realizzato per volere di Cesare Augusto quale ringraziamento alla città per l’ospitalità riservatagli durante il suo allontanamento da Roma; qui si tenevano per lo più giostre e sulle gradinate potevano radunarsi tra le 12 e le 18 mila persone. Davvero impressionante, non trovate?
Tornando alla piazza, al di là delle mie preferenze, uno sguardo lo meritano anche il Palazzo del Seggio, meglio noto come “Il Sedile”, e la colonna sopra la quale normalmente si trova la statua di Sant’Oronzo, patrono della città. Al momento questa statua bronzea, in seguito alla restaurazione avvenuta durante la prima fase della pandemia, è conservata all’interno del Palazzo Municipale.
Lasciata la Piazza principale della città, è iniziato il mio “tour delle chiese”. Sono partita dalla bellissima quanto particolare Piazza del Duomo, un unicum nel suo genere visto che presenta un solo accesso.
Sul lato destro della piazza si trova il Palazzo del Seminario e del Museo Diocesano, dove si può acquistare Il biglietto d’accesso cumulativo per il Seminario stesso, il Duomo, la Basilica di Santa Croce, la Chiesa di Santa Chiara e la Chiesa di San Matteo.
Tranquilli, non ho intenzione di raccontarvele per filo e per segno. Voglio però condividere con voi quelli che sono i dettagli che mi hanno più colpita visitandole perché, ne sono certa, vi lasceranno a bocca aperta.
Scommettiamo?
Palazzo del Seminario e del Museo Diocesano
- Chiostro con al centro lo splendido pozzo barocco opera dello scultore leccese Giuseppe Cino, è un vero gioiellino.
- I dipinti conservati nel Museo Diocesano d’Arte Sacra: personalmente ho molto apprezzato la “Vergine del Carmine”, “Pasce oves meas” e “Gloria di Sant’Oronzo”.
Cattedrale
- La prima particolarità è la facciata laterale, ovvero quella che ci si trova davanti entrando nella piazza. Sì, lo so che state leggendo quel che ho scritto e guardando la chiesa senza capirci nulla o quasi, ma vi garantisco che è così. Entrando in chiesa dall’accesso fastoso che state ammirando, vi ritroverete nella navata sinistra della chiesa e non davanti all’altare centrale. Questo perché il visitatore doveva rimanere impressionato alla vista del Duomo e quindi si è deciso di adornare quest’ingresso come se fosse quello di facciata.
- Portale d’accesso principale: è rivolto verso l’Episcopio ed è stato realizzato per il Giubileo del 2000. Nella parte fissa superiore vi è rappresentato Cristo risorto con il sole e la luna. Poco sotto, sui battenti, si trovano la Vergine Assunta e la raffigurazione del martirio di Sant’Oronzo. Nella fascia centrale, poi, si vedono Papa Giovanni Paolo II, che ha visitato la città di Lecce nel 1994, e la Cupola di San Pietro. Per finire, il popolo in preghiera.
- Altare della Natività: entrando dall’ingresso laterale, lo troverete subito alla vostra destra. Opera dell’artista locale Gabriele Riccardi, rappresenta un presepe su due livelli: sopra il baldacchino trovano spazio Erode, i Magi e i pastori musicanti, sotto invece vi sono la Sacra Famiglia con il bue e l’asinello.
- Cripta: le sue volte a crociera sono sostenute da ben 92 colonne i cui capitelli sono tutti differenti e decorati con fogliame, scene allegoriche, angeli, animali e creature fantastiche. Su uno è rappresentata la lupa sotto l’albero di leccio, simbolo della città di Lecce. Vi sfido a trovarlo, naturalmente senza ascoltare l’audioguida che svela il suo posizionamento…
Basilica di Santa Croce
Preparatevi a rimanere senza fiato davanti a quella che è considerata la più elevata manifestazione del Barocco leccese per la ricchezza decorativa della sua facciata. Vi garantisco che un semplice “wow” non basterà per esprimere il vostro stupore.
- Facciata: suddivisa in due ordini, è davvero stupefacente. Degli innumerevoli dettagli che ci sono da osservare (la guida o l’audio vi aiuteranno sicuramente a comprenderli al meglio), il rosone centrale sorprende per le sue dimensioni (è il più grande di tutta la regione). Provate poi a cercare di individuare i volti nascosti tra le foglie di acanto: uno è caratterizzato da un naso piuttosto pronunciato e sembra rappresenti l’architetto Cesare Penna.
- Colonna angolare: si trova sull’angolo destro della chiesa e, osservandola, si nota la sua particolarità: è infatti composta da una colonna inglobata in un pilastro. Ci sono molte idee circa il suo significato: l’unione tra cielo e terra, la dualità di anima e corpo, la lotta tra spirito e materia…
- Altare delle Reliquie o della Croce: la basilica nacque con lo scopo di custodire le reliquie della Croce di Cristo, ma pare che queste non fossero le sole che i celestini si premurarono di custodire. Sembra che le stelle tra le quali si staglia la croce, infatti, siano poste a copertura di teche contenenti numerose reliquie di Santi. A sinistra, sopra la statua di Sant’Andrea, un’iscrizione riporta un dettagliato elenco dei resti sacri presenti.
Chiesa di Santa Chiara
- Controsoffitto: lo confesso, il mio primo pensiero, entrando in questa chiesa, è stato: “che strano soffitto, certo che potrebbero restaurarlo…”. Poi ho acceso l’audioguida e…
Beh, sono rimasta con il naso all’insù fino a quando il collo non ha iniziato a farmi male, quasi incapace di accettare che quel controsoffitto, che a prima vista sembra ligneo, in realtà è interamente realizzato in cartapesta. Sì, avete capito bene: cartapesta! - Statua di San Biagio, anche questa realizzata in cartapesta. Vi garantisco che anche in questo caso passerete diversi minuti in silenziosa ammirazione e, forse, anche voi come me, lascerete la chiesa ancora increduli per la meraviglia delle opere che avete appena scoperto.
A proposito di cartapesta, quest’arte è ancora molto diffusa a Lecce e passeggiando tra le botteghe artigiane potrete ammirare diversi manufatti realizzati con questa tecnica. Io ho acquistato alcune creazioni da “Il Mercante d’arte” e ho trascorso diversi minuti ad ammirare quelle della “Bottega del Piccolo Artigiano”.
Chiesa di San Matteo
- La colonna del diavolo: le due colonne che incorniciano l’ingresso sono lisce, ma una delle due nella parte bassa presenta una lavorazione differente, a spirale. Si dice che ha “metterci lo zampino” fu il diavolo che, colto dalla gelosia per la bellezza dell’opera d’arte che prendeva forma, la “rovinò” e tolse la vita al suo autore.
- Altare della Madonna della Luce: osservate bene il bambino, perché racchiude un simbolo della tradizione popolare giunto sino a noi. Gesù porta al collo un rametto di corallo rosso: legato sin dall’antichità al simbolismo del sangue come veicolo di vita e di rinascita, viene ancora oggi regalato ai neonati come amuleto in segno di protezione per allontanare il male.
Prima di concludere la visita, vi suggerisco ancora due luoghi da non perdere perché vi racconteranno qualcosa in più della storia della città:
- Chiesa di Sant’Irene: oltre alla statua della Santa, sulla facciata ne è presente anche un’altra che rappresenta la municipalità leccese, ovvero la lupa – in memoria del forte legame della città con l’imperatore Cesare Augusto – con l’albero di leccio tipico della Puglia, coronato da cinque torri. Questo perché la chiesa venne realizzata con il contributo della cittadinanza che venne così ringraziata.
- Arco di Prato: a questo luogo sono legati la storia e un detto popolare della città. Nella primavera del 1797, il sindaco Oronzo Mansi accompagnò re Ferdinando IV di Borbone in visita alla città. Arrivati davanti all’Arco, il sindaco ne lodò la bellezza ma il re rispose con un secco: “Me ne strafotto, io, dell’Arco”. Quest’episodio, sommato ai rincari dei generi alimentari dovuti al prolungato soggiorno del sovrano in città, fece sì che la mattina della sua ripartenza nessuno si presentò a salutarlo. Alla sua richiesta di spiegazioni, il sindaco rispose “Maestà, Lecce è città te l’arte: se nde futte te ci rria ede ci parte”.
Da qui il detto “me ne frega come l’Arco di Prato”, interessante no?
Ora che lo conoscete, usatelo al meglio 😉
Località: Lecce, Puglia
Data viaggio: 30 dicembre 2021 + 01 gennaio 2022
Con chi ho viaggiato: da sola e con un gruppo ad aggregazione di Vamonos Vacanze
Chi può affrontare questo viaggio: la città è alla portata di tutti, l’accesso ad alcune chiese potrebbe essere difficoltoso per chi ha problemi di deambulazione a causa di alcune rampe di scale da dover affrontare per potervi accedere
Dove mangiare: Dall’Antiquario, un locale semplice e carino per degustare piatti della tradizione pugliese. L’Angolino di Via Matteotti, per un pasto veloce a base di puccia tipica
Dove dormire: Dimi House – Lecce. Masseria Stasi – Caprarica di Lecce
Cosa vedere nei dintorni: Valle d’Itria (Ostuni, Alberobello, Locorotondo), Otranto e tanti altri borghi pugliesi
Note: eccovi i riferimenti della bravissima guida che mi ha accompagnata durante una parte della mia visita in città: Angela Acquaviva, angela.acquaviva74@pec.it
Grazie! Ottimi spunti
Effettivamente il soffitto di Santa Chiara si guarda in modo diverso sapendo che è di cartapesta 😅
Santa Croce davvero sorprendente.
Felice di esservi stata utile! 😊
Quel soffitto è davvero incredibile 😲