Certi orrori della storia non si possono dimenticare. Anche se costa fatica, bisogna ricordare.
Nel suo libro “A Gusen il mio nome è diventato un numero”, Angelo Signorelli ci aiuta a farlo ricordando gli orrori di cui lui stesso fu vittima nel campo di concentramento di Gusen, sotto campo di Mauthausen.
La liberazione del campo di concentramento di Mauthausen
Sono passati esattamente 78 anni dalla liberazione del campo di concentramento di Mauthausen, in Austria, e non dobbiamo dimenticarcene.
Non possiamo e non dobbiamo permetterlo.
Perché in quel campo, così come nei suoi sottocampi di Gusen e nel vicino castello di Hartheim, persero la vita migliaia di persone, tra cui moltissimi italiani.
La mia visita al campo e l’incontro con Angelo Signorelli
Anni fa, per l’esattezza del 2003, ho avuto la possibilità di visitare quei campi con chi ne ha vissuto l’orrore ed è miracolosamente riuscito a fare ritorno a casa.
Tra questi c’era Angelo Signorelli: capelli bianchi, occhi grandi e profondi…
Ricordo ancora quando mi prese per mano per condurmi là dove non avevo la forza di entrare: le camere a gas!
E poi i suoi racconti: le giornate al campo, il giorno della liberazione, le patate, il difficile ritorno a casa, la mensa popolare…
Per non dimenticare
Tutto questo e molto di più è racchiuso nel suo libro “A Gusen il mio nome è diventato un numero”.
Un libro non facile da trovare e neanche da leggere, ma che vi consiglio assolutamente di recuperare…
Per non dimenticare.
📖 A Gusen il mio nome è diventato un numero
✒️ Angelo Signorelli
📚 ANED – Associazione Nazionale Ex Deportati Politici nei campi nazisti
Sezione di Sesto San Giovanni e Monza